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Manifesto fondativo

30 marzo 2011

PER UN NUOVO ASSOCIAZIONISMO DELLA CIVILISTICA ITALIANA

      La civilistica italiana ha scoperto l’associazionismo soltanto di recente, dando vita a due organismi che, pur nella diversità delle formule organizzative e delle modalità operative, miravano a legittimarsi come luoghi deputati ad ospitare e promuovere il confronto ed il dibattito culturali. Ciò nonostante, non sembra che la nostra disciplina abbia superato la frammentazione di linguaggi e paradigmi che preesisteva e si è ulteriormente accentuata, non sempre riuscendo ad andare oltre le affinità di scuole e culture locali.

      Questo bilancio deve indurre ad una riconsiderazione realistica del ruolo dell’associazionismo, tanto più in una fase segnata da profonde e durature trasformazioni del quadro normativo e della stessa istituzione universitaria. Appare ormai chiaro a tutti che, negli anni a venire, sempre più il peso di un gruppo scientifico - accademico sarà determinato da parametri frutto di scelte assunte altrove (si pensi solo al capitolo, tormentatissimo, della valutazione della ricerca e delle nostre riviste): ciò che renderà necessario avviare una stabile interlocuzione con soggetti solidamente incardinati all’interno del circuito politico – burocratico. In altri termini, piaccia o meno, la stagione corporativa (con le sue luci e le sue ombre) volge al termine, e sempre più il contesto nel quale saremo chiamati ad operare sarà determinato da agenti e fattori esterni tra i quali i c.d. standard internazionali.

      Da qui, a nostro avviso, la necessità di dar vita ad un soggetto unitario, ad un’associazione alla quale facciano capo tutti i civilisti italiani che siano in atto o siano stati docenti di ruolo nell’Università (senza distinzione di fasce e, quindi, ordinari associati aggregati e ricercatori): un’associazione in grado di reggere il difficile e delicato confronto anche interdisciplinare destinato ad avviarsi già nei prossimi mesi, in concomitanza con l’attuazione della riforma e l’insediamento dell’ANVUR .

      La vocazione naturale dell’Università come luogo di ricerca, riflessione ed elaborazione culturale impone alla costituenda associazione di interrogarsi circa il ruolo stesso dell’Università e degli studi giuridici. Questo non significa volersi sostituire alle associazioni esistenti, alle quali nessuno vuole sottrarre gli spazi meritoriamente guadagnati nel corso degli anni. Oggi, tuttavia, si tratta di affrontare una realtà nuova e, in larga parte, incognita per tutti noi, con la quale solo attraverso uno strumento altrettanto nuovo nell’ispirazione e nella conformazione organizzativa sarà possibile misurarsi: per questa ragione, è opportuno ribadire che non si tratta di promuovere una terza associazione, ma di istituire un luogo dell’intera comunità civilistica nazionale.

Mario Barcellona (Università di Catania)

Carlo Castronovo (Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano)

Adolfo di Majo (Università Roma Tre)

Francesco Galgano (Università di Bologna)

Salvatore Mazzamuto (Università Roma Tre)

Pietro Rescigno (Università di Roma “La Sapienza”)

Stefano Rodotà (Università di Roma “La Sapienza”)

Cesare Salvi (Università di Perugia)

Vincenzo Scalisi (Università di Messina)